IN MEMORIA DI ROBERT EINSTEIN CUGINO DI ALBERT
di GRAZIANO GALLETTI
Il racconto di Sonia Sorci, riguardante l’ufficiale tedesco buono della Wermach, che si è immolato perché non condivideva la ferocia del suo esercito, mi ha fatto ricordare che, durante una passeggiata sul vialone del Colle della Trinità (PG), mi sono imbattuto tempo indietro, in un cippo che sorreggeva una targa commemorativa alla memoria di Robert Einstein, cugino per parte paterna del più celebre Albert.
La cosa mi aveva incuriosito in quanto non riuscivo a collegare gli Einstein con il nostro territorio. Con la pazienza e la ricerca ho approfondito le ragioni che hanno spinto le nostre autorità a collocare quella targa in quel dato posto. La targa non è molto bella, è in plexiglas fissata ad un masso e seminascosta da una siepe. Sul bordo vi è riportata la scritta che la stessa era stata collocata nel 2000 e riposizionata nel 2005, probabilmente in questo lasso di tempo era stata asportata, forse la prima targa era in ottone e più pregiata. In poche righe descrive la dolorosa storia della famiglia di Robert. Spiegazioni più ampie le ho trovate sulle indagini dello storico Carlo Gentile e sul libro “Il cielo cade” di Lorenza Mazzetti.
La storia si ricollega a quando Robert e Albert da ragazzi, vivevano insieme la loro fanciullezza, prima in Germania e poi in Italia. Avvicinandosi gli anni difficili per le generazioni di origine ebraica, i due cugini si divisero, Albert lasciò la Germania nel 1933 per trasferirsi in America, mentre Robert partì per l’Italia nel 1936, assieme alla famiglia, dopo la laurea in ingegneria e dopo aver sposato Mina Mazzetti. Acquistò una tenuta agricola a Monte Malbe (Perugia) e qui fece edificare una scuola per allevamento di cavalli. L’anno dopo nel 1937, vendette la tenuta perugina e si trasferì, con la moglie Cesarina detta Nina, le figlie Luce di 20 anni e Anna Maria di 11, a Rignano sull’Arno acquistando una fattoria, con una bella e spaziosa costruzione, Villa Focardo.
La fattoria Focardo con annessa la chiesa.
La targa che menziono vuole ricordare una efferata strage che si svolse all’interno di detta villa e colpì la famiglia Einstein per mano dei soldati tedeschi della Wehrmacht. La villa era frequentata da persone di spicco sia nel campo artistico che letterario come Giacomo Balla e Gino Severini, anche la figlia di Thomas Mann e crocerossine della resistenza frequentavano la villa. Abbinata alla villa era una chiesa, dove la domenica si celebrava la S. Messa nonostante i proprietari fossero ebrei e molti ospiti valdesi.
Le figlie e cugine, Nina e Robert.
Nell’autunno del 1943, la villa era stata requisita dalla Wehrmacht per farne un quartier generale la famiglia fu costretta a trasferirsi in una casa colonica, ma fino alla primavera del 1944 non ricevette molestie. Con l’avvicinarsi del fronte sotto la spinta dell’esercito alleato la situazione si fece più tesa ed il movimento partigiano più attivo, tanto che Robert, unico ebreo, fu convinto dai partigiani a rifugiarsi in mezzo a loro per non farsi deportare. I tedeschi provarono con ogni mezzo a far tornare Robert alla fattoria e, sapendolo nei dintorni, costringevano la moglie a chiamarlo ad alta voce. Verso la fine di luglio le forze alleate erano già nel valdarno e spingevano le armate tedesche verso Firenze. Tutto precipitò agli inizi di agosto, le truppe tedesche occupanti si ritirarono e il 4 agosto arrivarono soldati del 104° Reggimento Panzergrenadier della Wehrmacht, i quali cominciarono a rovistare per tutta la fattoria saccheggiando cantine e dispense, dopo riunirono le donne della famiglia Einstein, e inutilmente cercarono di farsi dire dove si trovava Robert. Infine prelevarono la moglie e le due figlie, trascurando le cugine Mazzetti, che vivevano con loro, le portarono in una stanza al piano terra della villa e le uccisero con il mitra. Poi incendiarono la villa e si allontanarono dal luogo del misfatto. Si dice che l’ordine di uccidere i parenti di Albert sia venuto dall’alto comando tedesco per colpire negli affetti lo scienziato rifugiatosi in America. Albert, che era rifugiato nei paraggi vide da lontano buciare la sua villa e sconvolto trovò i cadaveri della moglie e figlie. Poche ore dopo arrivarono gli alleati. Assieme alle truppe viaggiava un giovane assistente del fisico Albert Einstein inviato con lo scopo di rintracciare e salvare la famiglia del suo maestro, purtroppo il suo intervento era stato tardivo. L’ingegnere Robert, sconvolto, vagava nella per la campagna sconvolto cercando anch’esso la morte, ma ne fu distolto al momento dall’affetto dei suoi coloni. L’anno dopo il 13 luglio del 1945 non resistendo all’amarezza della perdita della sua famiglia, si suicidò con il veleno, nella stessa stanza dove avevo trovato la morte la moglie e le figlie.
Monumento cimiteriale della Badiuzza a Rignano sull’Arno FI
Le salme della famiglia di Robert Einstain sono tumolate nel cimitero di Rignano v.
Questo avvenimento è stato dimenticato per lunghi anni. Nel 1957 lo storico Carlo Gentile individuò i probabili responsabili del 104° Reggimento Panzergrenadier della Wehrmacht, ma la giustizia non ha mai dato corso alla ricerca degli esecutori.
Il 25 aprile l 2005 il comune di Perugia e di Corciano hanno eretto il cippo con targa a ricordo dell’annientamento di tutta la famiglia di Robert Einstein, misfatto perpretato a Rignano sull’Arno, dando il suo nome a tutto il Parco della Trinità.
Graziano Galletti, 15 maggio 2015
Questo lavoro, effettuato da Graziano durante il progetto Ahead, è un esempio di narrazione che si può collocare al confine fra lo storytelling e la ricerca documentale…obiettività e soggettività interagiscono fin dall’incipit!!!